Voglio raccontarVi di un restauro che mi ha dato grandi soddisfazione e che sono orgoglioso di aver esguito: la Ossa M.A.R. 250 Mk2 di Mario Casati di Cremeno in Valsassina.
La moto era stata acquistata dal padre e quando questi è venuto a mancare è finita in mano ai figli che se la sono passati di mano l’un l’altro e, come di solito succede, non se ne sono mai presi molta cura, salvo personalizzarne l’estetica….alla fine è rimasta abbandonata all’aperto per anni, tanto che si presentava molto arrugginita e ossidata nelle parti in alluminio, ma si vedeva dalla corona e dalle gomme (montava ancora i Pirelli MT13 originali) che non aveva fatto molti kilometri. Alla fine uno dei figli, per l’appunto il Mario, appassionatissimo di cose antiche, ha deciso di restaurarla e mi ha interpellato tramite il Teto (Fulvio Adamoli). E’ stato proprio il Teto che me l’ha portata, mi conosce da quando correva e ci incontriamo sempre a Novegro, aveva già potuto vedere molte mie realizzazioni, e si è fidato pienamente.
Alcune parti in alluminio erano talmente intaccate dall’ossido che non potevano più garantire la sicurezza, così si è dovuto sostituire il cerchio anteriore, sempre per via dell’ossido i ferodi si erano scollati dai ceppi dei freni, il telaio prima della verniciatura è stato in molte parti smerigliato per togliere le tracce di ruggine profonda, dopodichè la verniciatura effettuata a polvere come era in origine gli ha ridato il vecchio splendore. Tutte le bullonerie sono state smerigliate e zincate (o cromate), particolari in gomma, sella, parafanghi, leve, catena, pneumatici sostituiti, manubrio rifatto come l’originale con l’aiuto del Claudio Moioli di Lierna perchè era troppo corroso per poter pensare di recuperarlo senza comprometterne la resistenza, riverniciatura delle parti in vetroresina con decorazione verde e oro e copertura finale con trasparente Alto Solido. Trattamento interno del serbatoio con Tankerite-Gum (con la vetroresina è d’obbligo).
Ormai queste moto le conosco molto bene, ma quando le ricostruisco non manco mai di consultare i disegni esplosi e le foto originali ricavate dalle pubblicità e dalle prove effettuate all’epoca dalle riviste specializzate,… non mi fido mai delle foto che appaiono sulle riviste di oggi dove è consuetudine far passare per pienamente attendibili restauri eseguiti senza la necessaria precisione….guarda come era quando è stata realizzata, ma fallo sui documenti contemporanei alla messa in vendita, e non puoi sbagliare! E’ a questo scopo che ho speso una fortuna per crearmi una collezione di riviste straniere dove sono riportate le prove delle moto alle quali sono interessato, e ora le trovo utilissime, un vero e proprio punto di riferimento.
Bisogna fare molta attenzione ad acquistare ricambi per le moto spagnole perchè spesso si trovano in vendita pezzi aftermarket replicati che non hanno nulla a che vedere con i pezzi originali, a volte vanno bene lo stesso per usare la moto, ma certamente non vanno bene a chi la moto la vuole restaurare. Negli anni ’70, come succedeva anche in Italia per le marche italiane, si era sviluppato un mercato parallelo e si realizzavano molte parti di ricambio compatibili, spesso differenti nella foggia (a volte anche più performanti) ma chiaramente non originali, ed oggi non possono essere spacciate per tali, possono tutt’al più essere utilizzate nelle competizioni d’epoca per salvaguardare le moto e migliorarne le prestazioni. Nello stesso modo bisogna riconoscere che tanti artigiani in Spagna hanno replicato ad un ottimo livello parti non più reperibili sul mercato, così per esempio i complessi di scarico sono stati rifatti molto bene, allo stesso livello sono i parafanghi in alluminio di ottima fattura ed identici nella forma.?
Se vogliamo ottenere un restauro al massimo livello non dobbiamo perdere di vista il fatto che spesso basta un adesivo applicato un centimetro spostato rispetto alla sua posizione originale per vanificare ore ed ore di impegnativo lavoro e diminuire drasticamente il valore del mezzo, i particolari non devono mai essere trascurarti….gli operai che provvedevano al montaggio non improvvisavano ed ogni pezzo veniva assemblato con identici movimenti, il bello del restauro sta proprio nel cercare di entrare nella testa di chi aveva montato i pezzi all’epoca e ripetere quei gesti con precisione, senza nulla trascurare, altrimenti sarebbe…troppo facile…(il pressapochismo è il peggior nemico di chi vuole recuperare un vecchio oggetto).