La OSSA realizzò anche dei modelli da 125cc per il fuoristrada: esattamente la ENDURO PHANTON e la PHANTOM125. Le moto avevano i telai identici alle corrispondenti 250cc (SUPERPIONEER e PHANTOM 250) e ne seguirono l’evoluzione con piccole modifiche di anno in anno, così nel 1975 si montarono il carburatore Bing e gli ammortizzatori più inclinati. La moto da cross aveva lo scarico basso, nel 1976 ne fu approntato un modello con lo scarico alto definito dagli spagnoli bufanda (che significa sciarpa) e sospensioni di maggior escursione identiche alla 250cc, ma rimase praticamente allo stato di prototipo (le poche unità realizzate finirono negli Stati Uniti dove ritengo che dall’importatore furono date in mano ai piloti ufficiali ), mentre veniva proseguita la produzione del vecchio modello. sia i modelli da cross che quelli da enduro furono realizzate anche nella cilindrata di 175cc che aveva un buon mercato negli UU.SS. dove veniva esportata la maggior parte della produzione. In Italia arrivarono alcune Enduro Phantom e pochissime unità da cross a differenza che in Francia dove questi modelli furono più diffusi. Il motore era derivato dal 250, nel carter pompa del quale venivano inseriti degli spessori anulari per diminuirne il volume, questo era un evidente ripiego per evitare di realizzare nuovi stampi ed effettuare apposite fusioni, d’altro canto i volani interni erano necessariamente troppo piccoli rispetto a quelli della 250 ed un rimedio bisognava escogitarlo. Intendiamoci il sistema non era da disprezzare, semplicemente quello che mi sento di criticare è il modo poco preciso con il quale erano effettuati i montaggi e le lavorazioni di accoppiamento, per questo motivo i motori utilizzati a livello agonistico rivelavano spesso limiti di tenuta. Erano moto molto belle esteticamente ed ebbero un discreto successo di vendite, ma agonisticamente non ebbero mai risultati eclatanti.
Io ho avuto modo di restaurare una Enduro Phantom per l’amico Llorenc, un collezionista spagnolo, ora gli sto preparando una Phantom modello ’76 della quale Vi parlo nel prossimo articolo.